Quasi tutte le famiglie litigano, ma è il modo di affrontare o meno un conflitto che conta. Le differenze non devono danneggiare una relazione e un ambiente in cui cresce il bambino. Anche le coppie ben assortite e le famiglie funzionali hanno discussioni, tuttavia non intaccano il rispetto reciproco. Così come in una gara non è importante non avere difficoltà, ma assumere il giusto atteggiamento per affrontarle, trovando soluzioni.
In una famiglia avere la capacità di considerare i reciproci sentimenti richiede un'abbondante dose di buona volontà. Se vi accorgete di possederne poca, è bene incentivarla. Ma che cosa può incrementare la buona volontà?
Sembra che ci siano due modi principali per farlo:
1. Accogliere le richieste di contatto o attenzione, come ad esempio ascoltare reattivamente e farsi trovare pronti quando ha bisogno;
2. Trovare conforto nell’altro invece di considerarlo come avversario, fidarsi e affidarsi, con la speranza che di essere accettati e capiti, e che voi facciate altrettanto.
In altri termini, cooperazione e collaborazione, ma non competizione; essere reattivi e dimostrarsi interessati, non fare le vittime ed essere arrabbiati. La dicotomia vincente/perdente rischia di consolidare una dinamica, a danno della relazione. Predominando sul bambino, si insegna a predominare. Inoltre, la dicotomia vincente/perdente si ripercuote anche sul repertorio emotivo del bambino.
Per le persone, uscire perdenti da uno “scontro” significa sentirsi umiliati e spesso questa percezione può sfociare nella rabbia che si manifesta in due modi: da una parte si rivolge la collera verso se stessi e si rischia di sprofondare nella depressione; dall’altra la si esterna contro qualcuno, assumendo comportamenti antisociali. Quest’ultimo aspetto diventa ancora più importante all’interno di un contesto familiare.
Ma cosa succede quando i genitori non stanno più insieme?
Anche se i figli non vivono con la madre o con il padre, l'importante è riferirsi a loro in modo rispettoso davanti al bambino e che si sappia apprezzarne i pregi invece di sottolinearne sempre e solo i difetti. So che può sembrare impossibile ad alcuni, soprattutto dopo una separazione difficile, ma ricordando che per il figlio/a è importante sentire di appartenere a ciascuno dei genitori, di essergli legato e di far parte della sua vita sembrerà più facile. Se una metà della coppia che li ha messi al mondo si riferisce spesso all'altra come a una persona “cattiva”, molto spesso i bambini lo interiorizzano e si sentono a loro volta persone “cattive”. Non solo, ma rischiano anche di sentirsi lacerati dall'impulso a essere leali con entrambi i loro genitori.
Ma allora qual è il modo migliore per affrontare una separazione? Un bambino se la cava meglio quando i genitori collaborano l'uno con l'altro e hanno una buona comunicazione, continuando ad avere contatti stretti e regolari con la mamma e il papà. Secondo alcuni studi, se se riescono a portare avanti questi comportamenti, è meno probabile che il figlio diventi depresso o aggressivo. Anche la relazione del bambino con il genitore che non vive con lui funziona meglio se i genitori comunicano tra loro in maniera chiara e positiva, sennò rischia di manifestare disagio, collera, depressione o scarsa autostima. E quando uno dei due è carente? Beh, si può soltanto fare del proprio meglio per non denigrare l'altro agli occhi del figlio, o magari ai proprio.
Ed invece quando i genitori stanno insieme?
Se si prende cura del figlio insieme all' altro genitore, l'affetto, la buona volontà, le attenzioni e il rispetto contribuiranno a farlo sentire protetto. Chi ha figli lo sa, avere un bambino introduce un elemento di tensione nella coppia. Soprattutto se poi quest’ultimo intraprende una “carriera sportiva”, sono tante le difficoltà e i sacrifici che la famiglia deve affrontare. A volte ne fa le spese la spontaneità, il tempo da trascorrere da soli con il partner o con altri adulti a voi cari diminuisce, e anche quello per voi stessi si riduce o sparisce del tutto. Cambieranno le abitudini di lavoro, oppure, se si interromperà, si modificherà anche il modo in cui il genitore considera se stesso e le sue routine.
Bisogna però tener presente che la vita non è mai statica e riuscire ad accettare il cambiamento, a tenerne conto e ad accoglierlo è più utile che opporre resistenza. Pensare a come diventare più flessibili è più utile che cercare di recuperare quello che avete perso. Questo non significa che a volte non vi mancherà la vita di un tempo, ma che invece dovrete applicarvi per adattarvi alla nuova e farla vostra, per creare un ambiente familiare sano, sia che siate con il vostro partner che siate da soli.
Sei interessato a lavorare con i genitori nello sport? Sei alla ricerca di un percorso formativo completo?
Comments